Quando a Raqqa l'insopportabile
crepitio dei proiettili è finalmente sostituito dalle urla di giubilo,
la combattente curdo-siriana impugna la bandiera delle Forze
Democratiche Siriane per sventolarla in piazza al Naim, dove i fotografi
catturano tutta la sua gioia. Il suo sorriso diventa il simbolo della
liberazione della città siriana che lo Stato Islamico aveva eletto a sua
capitale. Ma dietro quel sorriso c'è molto di più. Perché Rojda Felat, questo
il suo nome, comandante del Ypj (Unità di protezione delle donne),
braccio femminile del Ypg, le "unità di protezione curdo-siriane", è
soprattutto l'ufficiale che ha guidato le operazioni militari delle Fsd
nella riconquista di Raqqa. Prima di lasciarsi andare nel giorno della
gioia e dei festeggiamenti, per mesi ha impartito ordini, studiato
mappe, discusso con i consiglieri militari statunitensi, affrontato il
nemico. Felat si era arruolata nel Ypj nel 2013, per contrastare
l'avanzata dell'Isis. Della sua vita precedente si sa poco o nulla, se
non che la sua età si aggira tra i 30 e i 40 anni. Da allora, ha scalato
la gerarchia militare, nel suo gruppo e nelle Fsd, fino ad assumere il
comando delle operazioni nella spallata decisiva a ciò che restava del
Califfato. Ha combattuto per la libertà di un popolo dal terrorismo e
dalla tirannia avendo ben presente anche la conquista di un'altra
libertà: "Quella delle donne curde, e siriane in generale, dai vincoli e
dal controllo della società tradizionale", ha detto in passato. Una
femminista radicale piantata nell'inferno siriano, Rojda Felat, in prima
linea per una mutazione culturale che porti al pieno riconoscimento dei
diritti, delle aspirazioni, delle vite delle donne di ogni etnia in
Siria. E non solo. Perché, a ben vedere, per Rojda Felat anche le donne
d'occidente ne avranno bisogno finché "il sistema capitalistico le
considererà come oggetti". Oggetti perfettamente in grado di guidare
uomini alla vittoria. "In ambito militare, spesso siamo viste con
condiscendenza, ci si crede troppo delicate e prive del coraggio
necessario per usare anche solo una pistola o un coltello. Potete vedere
da voi che nel Ypj usiamo mitragliatrici e mortai. E conduciamo anche
operazioni di sminamento".di PAOLO GALLORI