Figlia dell’Anarchico Luigi Fabbri, una delle intelligenze più vive del movimento Anarchico internazionale.
Nella foto: l’Anarchico carrarese Gino Bibbi, Luce Fabbri e l’Anarchico brasiliano Edgard Leuenroth. São Paulo,1946.
Nel 1928, poco dopo avere conseguito la Laurea in Lettere all’Università di Bologna con una Tesi su Eliseo Reclus, espatriò clandestinamente per raggiungere in Francia il padre, esule antifascista. A Parigi, obbligata ad abitare in un hotel fatiscente, la malinconia si fa subito sentire:
“Ho nel cuore, Bologna, il tuo sorriso
di quando il sol riposa
sui muri rossi delle case antiche,
o sfavilla indeciso
sulla neve recente e vaporosa,
vergine spuma sulle strade amiche”.
A partire dal 1929 si stabilì con i genitori in Uruguay, dove trascorse poi il resto della sua esistenza. Docente di Storia nelle scuole medie superiori e poi, per oltre quarant’anni, di Letteratura Italiana all’Universidad de la República di Montevideo. Dopo la morte del padre diresse la rivista «Studi Sociali» dal 1935 al 1946. A ventiquattro anni pubblicò il volume di poesie I canti dell’attesa, 1932. Seguirono poi numerosi libri di argomento politico, tra cui: Gli Anarchici e la rivoluzione spagnola, 1938; La libertà nelle crisi rivoluzionarie, 1947; L’anticomunismo, l’antiimperialismo e la pace, 1949; Sotto la minaccia totalitaria. Democrazia liberalismo socialismo Anarchismo. 1955; Una strada concreta verso l’utopia. Itinerario Anarchico di fine millennio, 1998; ed inoltre numerosissime opere in lingua spagnola.
Nel periodo finale della sua esistenza si dedica alla ricostruzione della vita e del pensiero politico del padre Luigi, della sua idea Anarchica del mondo. Il libro Luigi Fabbri. Storia di un uomo libero, pubblicato in Italia nel 1996, termina con questo affettuoso ricordo: M’avvicino ai novant’anni e penso a lui come se io fossi ancora l’adolescente che, ad ogni vento freddo, nelle nostre passeggiate, egli copriva ansiosamente con la sua giacca, per proteggerla dalla minaccia sempre incombente della bronchite. Quell’amore era infinito e non era solo per me. Sentivo che il suo calmo ragionamento, la sua dignità di ribelle, la sua volontà rivoluzionaria avevano le loro radici in quell’amore che era per tutti. Per Luigi Fabbri l’Anarchia era la rivoluzione dell’amore e non dell’odio. Luce muore il 19 agosto del 2000 a Montevideo.
Nella foto: l’Anarchico carrarese Gino Bibbi, Luce Fabbri e l’Anarchico brasiliano Edgard Leuenroth. São Paulo,1946.
Nel 1928, poco dopo avere conseguito la Laurea in Lettere all’Università di Bologna con una Tesi su Eliseo Reclus, espatriò clandestinamente per raggiungere in Francia il padre, esule antifascista. A Parigi, obbligata ad abitare in un hotel fatiscente, la malinconia si fa subito sentire:
“Ho nel cuore, Bologna, il tuo sorriso
di quando il sol riposa
sui muri rossi delle case antiche,
o sfavilla indeciso
sulla neve recente e vaporosa,
vergine spuma sulle strade amiche”.
A partire dal 1929 si stabilì con i genitori in Uruguay, dove trascorse poi il resto della sua esistenza. Docente di Storia nelle scuole medie superiori e poi, per oltre quarant’anni, di Letteratura Italiana all’Universidad de la República di Montevideo. Dopo la morte del padre diresse la rivista «Studi Sociali» dal 1935 al 1946. A ventiquattro anni pubblicò il volume di poesie I canti dell’attesa, 1932. Seguirono poi numerosi libri di argomento politico, tra cui: Gli Anarchici e la rivoluzione spagnola, 1938; La libertà nelle crisi rivoluzionarie, 1947; L’anticomunismo, l’antiimperialismo e la pace, 1949; Sotto la minaccia totalitaria. Democrazia liberalismo socialismo Anarchismo. 1955; Una strada concreta verso l’utopia. Itinerario Anarchico di fine millennio, 1998; ed inoltre numerosissime opere in lingua spagnola.
Nel periodo finale della sua esistenza si dedica alla ricostruzione della vita e del pensiero politico del padre Luigi, della sua idea Anarchica del mondo. Il libro Luigi Fabbri. Storia di un uomo libero, pubblicato in Italia nel 1996, termina con questo affettuoso ricordo: M’avvicino ai novant’anni e penso a lui come se io fossi ancora l’adolescente che, ad ogni vento freddo, nelle nostre passeggiate, egli copriva ansiosamente con la sua giacca, per proteggerla dalla minaccia sempre incombente della bronchite. Quell’amore era infinito e non era solo per me. Sentivo che il suo calmo ragionamento, la sua dignità di ribelle, la sua volontà rivoluzionaria avevano le loro radici in quell’amore che era per tutti. Per Luigi Fabbri l’Anarchia era la rivoluzione dell’amore e non dell’odio. Luce muore il 19 agosto del 2000 a Montevideo.
Ⓐ Walter Ranieri Ⓐ