viva la pheega

sabato 26 agosto 2017

0 Roma, carezze e braccia spezzate nell’Italia che ha ucciso Pasolini

L’immagine della carezza, fatta dal poliziotto alla rifugiata, dopo lo sgombero violento dei profughi, a Roma, è un inganno. E non perché la tenerezza non ci sia stata, o non fosse vera. È inesistente il traguardo a cui molti avrebbero voluto che quello scatto portasse: a un cuore che in fondo c’è, nelle Istituzioni, e che è grande nel popolo italiano.
Ma non c’è mai stata una nazione da tarallucci e vino e mai nulla è finito in favola nel Bel Paese, che è sempre stato un posto tutt’altro che ameno, fin dai suoi esordi: Non erano filantropi i Borbone, nonostante l’aspetto paciarotto, e non lo sono poi stati i loro parenti stretti Savoia, che il cuore l’avevano breve quanto l’altezza al garrese. Tiranne e spietate, ambedue le dinastie.

E spietata l’Italia lo è stata prima dell’avvento del duce, che senza bisogno di camicia nera fece assaggiare la propria bontà alla Libia, e poi con l’alibi del fascismo diede il resto al corno d’Africa. Per purgarsi, dei peccati si fece un bel mucchietto e lo si depose sotto la testa all’in giù di Mussolini che, crudele, aveva fatto tutto da solo per vent’anni, contro il buon cuore di un’Italia timorata da Dio ed educata dalla rivoluzione di Lenin.

Non è stata un’Italia da fratellanza quella che il posto al sole se lo è conquistato con la propria intelligenza e non con la forza bruta, accogliendo al nord uomini e cani considerandoli, con magnanimità, uguali.

Non è stata un’Italia serena quella che ha aperto e chiuso stagioni di piombo e pallettoni come fossero ombrelloni sotto il cielo di Rimini, sterminando i propri figli ora con la lupara ora col c4.
E non è oggi bella l’Italia del “prima gl’italiani”.

L’Italia da libro Cuore è solo un’invenzione di De Amicis. L’Italia vera è quella che ha trucidato Pasolini, e c’era tutta a martoriare il suo cadavere, perché questa non è terra per chi è troppo sensibile, troppo intelligente, troppo fragile. L’Italia, da che è una, non è la terra per i diversi, per gli altri. E’ rimasta amena nella forma ed è diventata nera nel cuore. È il paese del rancore, crea mostri per sentirsi migliore, li costruisce e li mette sul rogo.

Del rancore si sa da sempre che deriva dalla mediocrità e dall’ignoranza. E se c’è qualcosa che è peggio delle piaghe d’Egitto è la scintilla che scocca. Da noi mediocrità e ignoranza si sono incontrate, sposate, e figliano che manco i porcellini d’India. La loro prole s’inerpica per i gradini d’ogni scala sociale, è comunista vera perché rende buona parte degli italiani uguali. E per un bel po’ ci sarà molto da fare, che aspettare che la natura faccia il proprio corso e secchi la semina.

La foto di Roma è un inganno, perché buona parte dell’Italia non è per la carezza, ma per le braccia spezzate.
 

 

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