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mercoledì 16 ottobre 2019

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Lampedusa, trovato barcone in fondo al mare con 12 cadaveri: c’è una mamma abbracciata al figlio
Il relitto naufragato il 7 ottobre scorso è stato ritrovato 8 giorni dopo

La mamma lo ha tenuto stretto al suo corpo fino all’ultimo.
Fino in fondo al mare.
E lì sono ancora, una giovanissima mamma e il suo bambino di 8 mesi, colati a picco con un barchino che è naufragato a poche miglia da Lampedusa, a poche miglia dalla salvezza, la notte tra il 6 e il 7 ottobre.

Il relitto è stato ritrovato soltanto ieri 15 ottobre, otto giorni dopo il naufragio. La mamma e il figlio saranno ancora laggiù.
Almeno 12 i cadaveri che il robot subacqueo della Guardia costiera ha identificato. Nelle acque circostanti, nei fondali, potrebbero esserci altre vittime. Le ricerche non si fermano, i recuperi invece cominceranno già domani, con la luce del giorno.

I soccorritori sapevano che il bimbo – forse la più giovane vittima della nuova terribile tragedia nel Canale di Sicilia – era disperso.
La zia, sopravvissuta e ciò nonostante disperata, continuava a chiedere di lui e della sorella: “Dove sono, dove sono, dove è il mio nipotino”.

La mattina dopo il naufragio, i racconti degli uomini della Guardia costiera e della Guardia di Finanza che per primi erano arrivati sul luogo della tragedia, erano strazianti. “Quando li abbiamo tirati fuori dall’acqua avevano la morte negli occhi, nessuno di loro sapeva nuotare, è stato un miracolo riuscire a salvarli”.
“Appena siamo arrivati – raccontano i soccorritori – il barchino era sovraccarico, inclinato da un lato. Ed imbarcava acqua”. Sia l’imbarcazione della Guardia Costiera sia quella della Gdf si sono avvicinate, con quest’ultima che è rimasta un po’ più distante. Ma il barcone si è capovolto prima ancora che i soccorritori potessero raggiungerlo.
“E’ successo tutto in un attimo, c’erano delle condizioni di mare proibitive. È stato un capovolgimento repentino – racconta uno di loro – non c’è stato neanche il tempo di riprenderli, in molti non sapevano nuotare e sono andati giù immediatamente”.

Uno degli uomini della Guardia Costiera si è anche tuffato, per salvare quante più persone possibili. Tredici i cadaveri recuperati nella prima giornata – tutti di donne – 22 i migranti portati in salvo.
Ma su quante persone realmente ci fossero a bordo, ci sono tuttora dei dubbi.
“Si sono aggrappati ai salvagente in preda alla disperazione. Avevano la morte negli occhi. E quando finalmente li abbiamo tirati fuori dall’acqua – dicono ancora i soccorritori – tremavano di paura, infreddoliti e disperati. Nessuno riusciva a dire nulla”.

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