Ogni anno Israele conferisce un premio agli ebrei che hanno raggiunto l’eccellenza e il riconoscimento mondiale nel loro ambito lavorativo.
Quest’anno il “Nobel ebraico”, che consiste in un un’onorificenza di
un milione di dollari, era stato assegnato in novembre alla nota attrice
Natalie Portman.
La cerimonia, che si sarebbe dovuta tenere tra
qualche settimana, è stata oggi cancellata dalla stessa attrice che ha
fatto sapere la sua intenzione di non accettare il premio viste le
decine di omicidi compiuti nelle ultime tre settimane al confine con la
striscia di Gaza compiuti dall’esercito israeliano.
Immediata e
scontata è stata la risposta delle istituzioni che attraverso la voce di
Miri Regev (ministra della cultura), nota per essersi prodigata in
canti razzisti e anti-palestinesi insieme alla tifoseria del Beitar
Jerusalem, accusano la Portman di aver ceduto alle pressioni del
movimento internazionale di boicottaggio di Israele. Quasi a insinuare
che non abbia una propria coscienza, cosa che invece manca evidentemente
ai solerti esponenti dell’esecutivo Netanyahu.
L’organizzazione
del Premio Genesis ha dichiarato che per anni si era cercato di evitare
la politicizzazione del premio mostrando il chiaro timore che al gesto
dell’attrice possano seguirne altri di personalità di spicco della
comunità internazionale ebraica.
Oggi intanto è in corso
il quarto venerdì di mobilitazione al confine tra lo stato sionista e
la striscia di Gaza, che si inserisce nel percorso “Marcia del ritorno”
avviato dalla comunità palestinese in vista del 15 maggio, giornata di
ricordo dell’Esodo palestinese del 1948. L’esercito e il governo hanno
già ucciso altre due persone, proseguendo sulla linea adottata
nell’ultimo periodo, cioè schierando cecchini, sparando a vista e
reprimendo qualsiasi forma di dissenso nei confronti dell’occupazione
israeliana.