Gli studenti avevano dimenticato che l’Anarchismo era tornato ad alzare
la testa in Francia e in Italia, subito dopo la fine della guerra nel
1945; si era ben dimenticato, il coraggio di coloro che pubblicavano
giornali, riformavano le organizzazioni, riannodavano i contatti. Dai
luoghi del loro esilio, gli Anarchici spagnoli hanno contribuito a
mantenere accesa la fiamma del movimento, pur essendosi posti, talvolta,
come modelli insuperabili; l’antifranchismo militante è stato senza
dubbio, così come il movimento contro la guerra del Vietnam, uno dei
propulsori del Maggio ’68. Dopo la presa del potere da parte dei partiti
stalinisti nelle “democrazie popolari”, solo qualche debole voce vi
rimaneva a testimoniare di un fiero passato Anarchico. Nei paesi
occidentali e nelle Americhe, i partiti comunisti si arrogavano il ruolo
di unica opposizione al capitalismo e alle democrazie liberali capace
di farsi sentire. Si può ben dire che il mondo si sia stupito nel vedere
la gramigna Anarchica rimettere radici. Negli Stati Uniti, i vecchi
compagni di origine russa, italiana, spagnola, hanno faticato, essi
stessi, a riconoscersi negli hippy e negli studenti arrabbiati; in
Germania, non c’era che un pugno di veterani, Augustin Souchy, Willy
Huppertz, Otto Reimers, che pubblicavano modesti bollettini. Nel giro di
qualche anno, le librerie si sono improvvisamente riempite di tascabili
sull’Anarchismo, riedizioni, antologie, saggi; i professori hanno
cominciato ad accettare ricerche sulla rivoluzione spagnola, su Makhno e
Kronstadt, studi sulla stampa, e poi lavori femministi e di storia
orale. Nel giro di qualche anno si è venuta a costituire una cultura
Anarchica di base, accessibile e accettata. Anche nell’Europa
meridionale, nonostante l’Anarchismo non fosse stato completamente
occultato, la diffusione delle idee e delle pratiche si è accelerata,
così come quella della A cerchiata sui muri. Quando il Brasile ha
conosciuto un breve periodo democratico, alcune opere erano inviate
clandestinamente in Portogallo dove la ferula di Salazar proibiva lo
studio della storia del XX secolo. Nella Spagna, schiacciata sotto il
gioco di franco, la giovane generazione cercava le proprie radici,
interrogava i suoi padri, pubblicava di nascosto. Alla morte del
dittatore, centinaia di gruppi hanno adottato il nome di CNT. Nel 1984,
anno simbolico come pochi, alcune migliaia di Anarchici si sono diretti a
Venezia per ascoltarvi conferenze, partecipare a dibattiti, assistere a
concerti, visitare mostre, raccontarsi le proprie pratiche. Nel 1993,
erano quasi altrettanto numerosi a Barcellona per l’Esposizione
universale. Questi grandi forum sono luoghi privilegiati per far
incontrare non soltanto compagni di lingue e culture diverse, ma di
diverse generazioni, sostenitori dell’Anarchismo classico e giovani
occupanti di case, universitari canuti e variopinte ragazzine punk. Tra
questi due raduni, la geografia dell’Anarchismo aveva preso nuove
dimensioni: nei paesi dell’America Latina e dell’Europa dell’Est si
costituivano o ricostituivano gruppi, pubblicazioni, memorie. Questo
sviluppo multicolore e multiforme non si è più fermato da allora: gli
Anarchici hanno un futuro per davvero.
Marianne Enckell – storica e saggista libertaria.
ⒶWalter Ranieri
Marianne Enckell – storica e saggista libertaria.
ⒶWalter Ranieri