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giovedì 9 novembre 2017

0 Il 10 novembre 1869 nasce a Coiano, Prato, l’Anarchico Gaetano Bresci

Il 10 novembre 1869 nasce a Coiano, Prato, l’Anarchico Gaetano Bresci in una famiglia di piccoli contadini. Lavorò molto giovane in un’azienda di filatura e divenne rapidamente operaio qualificato. Fin dall’età di 15 anni militò nel circolo Anarchico di Prato. Condannato una prima volta nel 1892 a 15 giorni di prigione, per oltraggio e rifiuto di obbedienza alla forza pubblica, fu schedato come “Anarchico pericoloso” e relegato nel 1895 (leggi speciali del voltagabbana e reazionario francesco crispi) a Lampedusa. Amnistiato a fine 1896, emigrò negli USA. Giunse a New York il 29 gennaio 1898, e a Paterson, New Jersey, trovò lavoro in industria tessile e frequentò l’importante comunità Anarchica di emigrati italiani. E’negli USA che gli giunse la notizia dei gravi fatti del maggio 1898 di Milano, quando i cannoni del generale bava beccaris spararono sulla folla causando 80 morti e 450 feriti. Fu allora che decise che sarebbe rientrato in Italia per uccidere il re umberto I: egli aveva infatti autorizzato bava beccaris a sparare sulla folla inerme, decorandolo poi con la “gran croce dell’ordine militare di savoia”, il 5 giugno 1898, per i servizi resi al paese ( ancora oggi, tutti i servi di regime, vengono lodati e premiati per le loro “eroiche” azioni, ovvero torture ed assassinii). Gaetano Bresci giustiziò a Monza, la sera di domenica 29 luglio 1900 sparandogli contro tre colpi di pistola, il monarca umberto I di savoia che stava rientrando in carrozza nella sua residenza monzese dopo una premiazione in una società sportiva. Bresci si lasciò catturare senza opporre resistenza. Il processo contro Bresci fu istruito in brevissimo tempo. Il 29 agosto 1900, cioè un mese esatto dopo il delitto, Bresci comparve nella corte d’assise di Piazza Beccaria a Milano. La sentenza era scontata in partenza. Gaetano Bresci aveva chiesto come difensore il deputato socialista filippo turati, ma questi aveva declinato l’incarico e fu sostituito dall’avvocato Anarchico Francesco Saverio Merlino. Bresci si mostrò freddo e distaccato, quasi sereno, e ascoltò la lettura del capo d’accusa senza mostrare nè pentimento né spavalderia.
Il testo del suo interrogatorio in aula :
Presidente: L’imputato ha qualcosa da aggiungere alla sua deposizione testé letta?
Bresci: Il fatto l’ho compiuto da me, senza complici. Il pensiero mi venne vedendo tante miserie e tanti perseguitati.
Presidente: Non divaghi.
Bresci: Se non mi fa parlare mi siedo.
Presidente: Resti nel tema.
Bresci: Ebbene, dirò che la condanna mi lascia indifferente, che non mi interessa, punto, e che sono certo di non essermi sbagliato a fare ciò che ho fatto. Non intendo neppure presentare ricorso. Io mi appello soltanto alla prossima rivoluzione proletaria.
Presidente: Ammettete di avere ucciso il re?
Bresci: Non ammazzai umberto, ammazzai il re, ammazzai un principio! E non dite delitto ma fatto!
Presidente: Perché lo avete fatto?
Bresci: Dopo lo stato d’assedio di Sicilia e Milano, illegalmente stabiliti con decreto reale, io decisi di uccidere il re per vendicare le vittime.
Quando il Presidente gli chiese perché aveva compiuto quel gesto, Bresci rispose:
I fatti di Milano, dove si adoperò il cannone, mi fecero piangere e pensai alla vendetta. Pensai al re perché oltre a firmare i decreti premiava gli scellerati che avevano compiuto le stragi.
Ascoltati i testimoni, i giurati si ritirarono per decidere, e dopo pochi minuti il capo giuria lesse il verdetto che dichiarava l’imputato colpevole e lo condannava ai lavori forzati.
Scontò la pena nel penitenziario di S. Stefano, presso Ventotene e per poterlo controllare a vista venne edificata per lui una speciale cella di tre metri per tre, priva di suppellettili.
Morì il 22 maggio 1901 “suicidato” dallo stato e probabilmente venne ucciso anche prima di questa data ufficiale. Le autorità divulgarono la notizia del suo suicidio: impiccato per mezzo di un lenzuolo o un asciugamani.
Alcune disgustose coincidenze: un carcerato di Santo Stefano condannato all’ergastolo ottenne la grazia e il direttore raddoppiò il suo stipendio.

"Pria di morir nel fango della via,
imiteremo Bresci e Ravachol;
chi stende a te la mano, o borghesia,
è un uomo indegno di guardare il sol".

Il revolver di Bresci è oggi conservato al Museo Criminologico di Roma: è una pistola Harrington & Richardson modello «Massachusetts» a cinque colpi, calibro .38 S&W. Fu comprata da Bresci, il 27 febbraio 1900, a Paterson, New Jersey.
 ⒶWALTER RANIERI

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