Il 30 novembre 1892 nasce a Roma l’Anarchico Ennio Mattias.
Individualista, propagandista dell’ateismo. Appena sedicenne partecipa
ad un comizio di studenti in solidarietà con uno sciopero operaio nella
capitale, attacca la monarchia e lacera il tricolore. Per tale gesto
viene espulso da tutte le scuole del regno. Da quel momento aderisce al
movimento Anarchico. Nella primavera del 1914 è arrestato per aver
partecipato ai moti durante la Settimana Rossa, e incriminato per
apologia d'insurrezione. Il 15 marzo 1918 il tribunale militare di
guerra lo processa per vari reati (attacco e resistenza alla forza
pubblica, insubordinazione, insulti e diserzione) commessi con altri
Anarchici nel 1917 in seguito alla rivolta di Torino, condannandolo a 6
anni. Nel 1921 è tra i promotori della costituzione degli Arditi del
Popolo a La Spezia e Sarzana. Minacciato di morte dai fascisti spezzini,
riesce a varcare la frontiera e si stabilisce in Francia, dove continua
a svolgere attività di propaganda. Il governo francese ne dispone
l’espulsione nell’agosto del 1927, e lo consegna in manette alla polizia
di frontiera belga. Dopo una breve permanenza a Liegi, decide di
rientrare clandestinamente in Francia ma viene arrestato a Le Havre e
rimane in carcere per un mese. Nel settembre del 1939 rientra in Italia
dove le persecuzioni poliziesche e le continue minacce lo costringono a
sopravvivere semiclandestinamente in condizioni fisiche assai precarie.
Nel 1945 è attivo nella ripresa del movimento Anarchico. Collabora
all’edizione romana di Umanità Nova e alle testate di Controcorrente di
Boston, Le Combat syndicaliste organo della Confederation national du
Travail, e Il Corvo, giornale antireligioso edito a Livorno. Subito dopo
il 1968, entra in contatto con gli esponenti universitari del nascente
Movimento, che, grazie a lui, possono conoscere ed ascoltare gli ultimi
eredi degli Anarchici “Malatestiani”. Dopo Piazza Fontana, s'impegna
nella campagna contro la strage di stato; su L’Anarchie, n. 79, del
febbraio 1970, denuncia la matrice fascista e poliziesca degli attentati
di Milano e Roma del 12 dicembre 1969 e l'assassinio di Giuseppe
Pinelli. Sottoscrive anche la Lettera aperta sul Caso Pinelli,
pubblicata su L'Espresso del 13 giugno 1971, in cui si indica il
commissario calabresi come responsabile della morte del ferroviere
Anarchico. E’ uno dei fondatori del gruppo Lanterna Rossa, nel quartiere
Quadraro-Cinecittà; uno dei primi movimenti politici controculturali di
aggregazione sorti nella periferia romana. Nel novembre 1974, rimane
paralizzato e quindi bloccato presso la propria abitazione, ma continua
il suo lavoro di pubblicista. Muore il 25 maggio 1975 a Roma. A
“LANTERNA ROSSA” Ennio Mattias dona il suo archivio di testi,
pubblicazioni, fotografie, manifesti ed altro sul pensiero e la storia
Anarchica accumulati nel corso della sua vita, a partire dal primo
decennio del secolo scorso. Alla sua morte, i compagni di Lanterna Rossa
si occupano della cremazione del suo corpo, offrendo all’uomo ateo,
simbolo della coerenza politica ed ideologica del passato, l’addio più
consono a quella che era stata la sua vita.
Ⓐ Walter Ranieri
Ⓐ Walter Ranieri