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giovedì 30 marzo 2017

0 L'EUROPA ED IL GOVERNO NON DETTANO LEGGE NEL SALENTO

Una vasta e corale mobilitazione popolare, decisa a difendere il territorio dalle ruspe della TAP ( Trans Adriatic Pipeline ), cioè il tratto finale del gasdotto di circa 870 chilometri che dovrebbe portare in Italia, dal 2020, il gas naturale estratto in Azerbaijan, in un giacimento situato nel Mar Caspio, a sud di Baku.
Questo è il contesto in cui si sono avuti, nella giornata di ieri, scontri con la polizia e feriti.
È stata una giornata nera per la popolazione del Salento che si oppone alla realizzazione di un'opera giudicata inutile e dannosa, sia per la tutela del territorio che per il fabbisogno energetico del nostro Paese.
Uno studio dell' Associazione Italiana degli Economisti, dimostra che, i consumi di gas caleranno entro il 2030, a fronte di un incremento dell' utilizzo delle energie rinnovabili.
Inoltre i giudici amministrativi, hanno bocciato la valutazione di impatto ambientale, fatta dagli esperti dei Comuni interessati all' insediamento.
Così si è giunti ad un momento di duro scontro fra le autorità statali e le popolazioni locali, con in testa i rispettivi sindaci.
La Puglia, è una regione che ospita già 14.000 chilometri di gasdotti, e, tra Ilva di Taranto ed altri siti industriali a Brindisi e Manfredonia, è una delle zone più industrialmente avvelenate d'Italia.
Se è vero, come documentato dallo studio citato, che la domanda di gas è in calo, insieme con i consumi energetici, e che le fonti rinnovabili sono il futuro, perché i governi del nostro Paese si ostinano ad importare così enormi quantità di gas?
Questa è la domanda di fondo che si pongono le popolazioni del Salento, e noi con loro, pur partendo, come spunto immediato della loro mobilitazione, dalla necessità di impedire lo sradicamento di 200 ulivi provocato dallo scavo di insediamento del gasdotto.
Questo, è un'opera da 40 miliardi di dollari, interamente pagata da imprese private. Gli azionisti attuali del progetto sono l'inglese Bp ( 20% ), l'azera Socar ( 20% ), l'italiana Snam ( 20% ), la belga Fluxys ( 19% ), la spagnola Enagàs ( 16% ) e la Svizzera Axpo ( 5% ). Il gas che Tap dovrebbe trasportare, in quantità di 10 miliardi di metri cubi l'anno, suscettibili di essere portati a 20, appartiene al Consorzio Ahah Deniz II, proprietario dell' omonimo giacimento azerbaigiano, prima citato, situato nel Mar Caspio, a sud di Baku.
L' Italia accampa come motivazione delle nuove forniture il fatto che, attualmente, importa il gas da aree politicamente complicate come la Russia, la Libia, e l'Algeria, ma non è che l' Azerbaijan sia un posto tranquillo, sotto la dittatura del Presidente Ilham Alijev, che controlla tutto e chi si oppone finisce in galera!!!
A proposito di dittatura, vorremmo sottolineare il fatto che le manganellate contro pacifici manifestanti che volevano semplicemente dimostrare la loro opposizione alla costruzione del gasdotto in questione, non sono propriamente testimonianza di una gestione democratica dell' ordine pubblico nel territorio della nostra Repubblica, bensì l'ultimo episodio che vede l'uso di reparti antisommossa della polizia, senza che vi sia alcuna " sommossa " in corso.
Così come abbiamo fatto in occasione di ogni ingiustificata repressione della libertà di manifestazione pubblica del pensiero, come nel caso delle città russe nei giorni scorsi, tanto più trattandosi del nostro Paese, e delle libertà democratiche garantite dalla sua Costituzione, ci opponiamo ad ogni loro violazione, invitando i lavoratori ed il popolo a garantirne, con la più ferma e determinata mobilitazione, la possibilità di esercizio, in ogni circostanza.
Comunque, come si è visto, la mobilitazione popolare contro il nuovo gasdotto nel Salento, chiama in causa il modello di sviluppo del nostro Paese e dell' Europa intera.
Si tratta di decidere da quali interessi sociali e, conseguentemente, da quali scelte energetiche, devono essere guidate le linee di sviluppo economico per il futuro.
La classe operaia, i lavoratori delle città e delle campagne, stanno dimostrando di prendere sempre più coscienza, come in questi giorni nel Salento, della necessità di un modello di sviluppo capace di creare, nello stesso tempo, lavoro, tutela dell' ambiente e della salute umana, attraverso l'impiego, sempre maggiore, di fonti energetiche pulite e rinnovabili come l'eolico ed il solare.
l'Unione Europea ed i nostri governi nazionali, invece, persistono nella loro volontà di imporci un modello di sviluppo che, incapace di creare nuova occupazione, danneggia sempre di più territorio, ambiente e salute umana, con il sempre più intenso e diffuso impiego di fonti energetiche fossili, altamente inquinanti, ma corrispondenti agli interessi dei gruppi oligopolistici privati, che ne sono proprietari e venditori sul mercato.
Si tratta, perciò, di scelte che hanno a che fare con precisi interessi di classe contrapposti.
Ecco perché, dalle lotte popolari quotidiane, come quella dei coraggiosi e determinati lavoratori e cittadini del Salento, in questi giorni, emerge una chiara volontà di cambiamento delle politiche economiche e sociali.
Ed ecco perché, le lotte per la democrazia, la libertà, la giustizia sociale e l'uguaglianza, sono sempre più strette, da un nesso inscindibile, nella lotta contro il capitalismo.

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