viva la pheega

mercoledì 19 luglio 2017

0 La vita e fatta di selvatichezza.

“La vita e fatta di selvatichezza. Più si è vivi, e più si è selvaggi. La presenza del selvatico, non ancora addomesticato, rigenera l'uomo. Colui che si è sempre spinto in avanti, senza mai riposarsi dalle proprie fatiche, crescendo velocemente e chiedendo sempre di più alla vita, avrebbe finito col ritrovarsi in un nuovo Paese o in una nuova landa selvaggia, circondato dalla materia prima della vita. Era come se si fosse arrampicato sulle propaggini degli alberi della foresta primordiale."
Heanry David Thoreau (tratto da “Camminare”)
Nato all'ombra degl bosco, l'individuo selvatico cresce accarezzato dalla musica delle fronde degli alberi, dal canto allegro degli uccelli e dai versi primigeni degli altri abitanti della foresta. Il vento e la pioggia espandono ulteriormente la varietà sonora in questo spazio incontaminato.
La lontananza della civiltà, della forzata aggregazione umana, ha sviluppato in lui un forte istinto di libertà, una sensibilità e una intelligenza indomabili. L'unicità selvaggia ama profondamente la solitudine ma non ignora il vivente, anzi, collabora con esso e ne condivide il respiro.
Quando il dominio prosegue nella sua folle operazione distruttiva l'individuo selvatico lo combatte strenuamente (da solo o insieme ad altri irriducibili ). La cultura autoritaria fortificata dalla sofisticata tecnologia, cerca di piegare l'io ribelle condizionandolo attraverso la società, la famiglia, l'educazione, la religione, il lavoro e il sistema legislativo (su cui si fonda lo stato).
L'uomo delle selve è refrattario a tutto questo e gode la propria dimensione esistenziale respingendo con sdegno le nefaste influenze del potere e dei suoi servi. A volte però questo non è possibile e il conflitto con il dominio diviene aspro, per non soccombere (e non essere sottomesso) è costretto a rispondere colpo su colpo. Come sempre succede i padroni accusano il ribelle di essere un criminale e un terrorista; di conseguenza l'artiglio feroce della repressione si abbatte sull'indomito. Ma nulla può fare il potere (che si organizza continuamente per estendere il controllo e costruire nuove prigioni) perché il selvatico sopravvive sempre alle catene e alle torture; la sua creatività e la sua energia vitale prevalgono su tutto e su tutti.
Compagno della penombra il refrattario agisce nel silenzio e sorprende il dominio con azioni imprevedibili. Protetto dalle notti stellate come dalle nebbie delle montagne e delle vaste pianure, il ribelle accende improvvisamente la miccia della libertà. Così, inaspettatamente, si vedono brillare non una ma tante vivide scintille quanti sono i cuori e le mani che odiano le gabbie.


(chat noir)

I RIBELLI

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