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lunedì 15 maggio 2017

0 15 maggio 1948 - la NAKBA

data in cui lo stato d'Israele si è impossessato delle terre, delle case e delle vite del popolo palestinese
Ogni anno il popolo palestinese commemora al-Nakba, la catastrofe.
Al Nakba è l’appellativo che i Palestinesi danno al 15 maggio 1948, data in cui lo stato d'Israele si è impossessato delle terre, delle case e delle vite del popolo palestinese.
Al Nakba è stato il giorno in cui il popolo pale-stinese si è trasformato in una nazione di rifu-giati. 750.000 Palestinesi sono stati espulsi dalle loro case e sono stati costretti a vivere nei campi profughi. Molti di quelli che non sono riusciti a scappare sono stati uccisi.
Nel 1948 più del 60 per cento della popolazione palestinese è stato espulso.
Più di 530 villaggi palestinesi sono stati evacuati e distrutti completamente.
Finora Israele ha impedito il ritorno di circa sei milioni di rifugiati palestinesi e continua ancora oggi a cercare di espellere i palestinesi dalla loro terra. Queste operazioni assumono di volta in volta forme e nomi diversi, attualmente vengono chiamati “trasferimenti”.
I rifugiati palestinesi sono fuggiti in diversi posti; alcuni sono fuggiti nei paesi limitrofi intorno alla Palestina, altri sono fuggiti all'in-terno della Palestina ed hanno vissuto nei campi profughi, costruiti appositamente per loro dalle agenzie ONU, e altri si sono dispersi in vari pae-si del mondo.
Tutti questi rifugiati hanno un sogno in comune: ritornare nelle loro case di origine, e questo so-gno è rinnovato ogni anno attraverso la commemorazione della Nakba.
Cenni cronologici
Dal 1920, il governo mandatario britannico ha messo la Palestina in una situazione economica, ammi-nistrativa e politica difficile, facilitando la formazione di uno stato ebraico e la conseguente espulsione dalle proprie terre di oltre 750.000 Palestinesi, in quattro fasi temporali diverse.
Prima fase: gennaio 1947 e marzo 1948. Circa 30.000 Palestinesi sono costretti a lasciare il paese.
Seconda fase: marzo 1948 - maggio 1948 . Oltre 300.000 Palestinesi abbandonano Gerusalemme ovest, Tiberiade, Haifa, Jaffa, Beishan. Sono stati ter-rorizzati dal terribile massacro compiuto dai ter-roristi sionisti dell’Hagana e Stern contro civili inermi del villaggio di Deir Yasin, dove furono uccise 250 persone compresi i bambini, le donne e gli anziani.
Terza fase: maggio 1948 - dicembre 1948. I mili-tari israeliani deportano in Giordania circa 100.000 Palestinesi residenti a Ramallah e Lod.
Quarta fase: a causa delle ostilità israeliane, che sono continuate anche dopo la guerra del 1948, oltre 200.000 Palestinesi sono stati costretti a rifugiarsi nella striscia di Gaza.
Un altro ingente esodo forzato di 350mila palestinesi é avvenuto nel 1967, dopo la cosiddetta guerra dei giorni.
Il caso dei profughi palestinesi è oggi il più considerevole come numero di persone coinvolte ed anche quello che si protrae di più nel tempo, rispetto agli altri casi di rifugiati nel mondo.
Più di 6 milioni di persone, che rappresentano i tre quarti del popolo palestinese e quasi un terzo della popolazione mondiale dei rifugiati, rimangono senza una soluzione definitiva della loro con-dizione. Più della metà dei profughi palestinesi non godono dei diritti di base, quali sicurezza fisica, libertà di movimento ed accesso all’impiego.
La maggior parte dei rifugiati palestinesi vive nel raggio di 100 miglia dai confini d’Israele, ospite negli stati arabi confinanti.
Più della metà dei rifugiati vive in Giordania, circa un quarto nella striscia di Gaza e nel West Bank, e circa il 15 per cento risiede in propor-zioni uguali in Siria e nel Libano, mentre la po-polazione restante dei rifugiati risiede all'in-terno d'Israele (persone spostate internamente), nel golfo arabo, in Europa e negli Stati Uniti.
Circa un terzo dei profughi costretti all’esodo nel 1948 vive nei campi profughi situati nel West Bank, nella striscia di Gaza, in Giordania, in Libano ed in Siria.
Prima del 1948 i Palestinesi possedevano più del 90% della terra in Palestina, oggi ne possiedono o hanno accesso solo al 10%.
Secondo il diritto internazionale(risoluzione ONU n.194 dell'11 dicembre 1948) i rifugiati hanno il diritto di ritornare nelle loro case di origine, avere la restituzione della proprietà e la compensazione per le perdite e i danni subiti.
Ci sono tre soluzioni di base ai problemi dei profughi palestinesi: rimpatrio volontario (o ritorno), integrazione volontaria nel paese ospitante o trasferimento volontario in un paese terzo.
Di queste tre soluzioni soltanto il rimpatrio o il ritorno è un diritto riconosciuto legalmente.
Ciascuna delle tre soluzioni su menzionate è guidata dal principio degli atti volontari o della scelta del rifugiato. D'altra parte, lo stato d’Israele impedisce ai profughi palestinesi di esercitare il diritto al ritorno nelle proprie ca-se, che è un diritto fondamentale sancito dal diritto umanitario internazionale.

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