l business dei migranti ha subito un duro colpo assestato dalla Dda di
Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri: il clan Arena gestiva l’indotto
che ruotava attorno al più grande Cara d’Europa, quello di Isola capo
Rizzuto, Crotone. Le accuse mosse sono pesantissime: associazione
mafiosa, estorsione, malversazione, truffa aggravata, frode in pubbliche
forniture. Tra i coinvolti anche un sacerdote, don Edoardio Scordio,
parroco di Isola capo Rizzuto, al quale sono stati versati 132 mila euro
per una presunta assistenza spirituale, e il presidente della
confraternita delle Misericordie, Leonardo Sacco, che da anni gestiva il
Cara.
Da quanto appurato dalla Dda di
Catanzaro, il centro d’accoglienza “Sant’Anna” di Isola di Capo Rizzuto è
stato infiltrato dai clan della Ndrangheta; in base a quanto dichiarato
da Nicola Gratteri, dei 100 milioni di euro nel tempo assegnati alla
struttura almeno 30 sono stati dirottati verso il clan Arena. Da quanto
emerge si sono riscontrati anche casi di malversazione nei confronti dei
migranti che, stando a quanto rivelato, sarebbero stati nutriti con
cibo destinato ai maiali o non nutriti affatto, perché si giocava sul
numero di pasti, servendone nei fatti assai meno di quante presenze
figurassero.
L’inchiesta, denominata Johnny, ha
rivelato che l’elevato flusso di finanziamenti, sia nazionali che
europei, ha costituito la principale motivazione della pax mafiosa
stipulata tra i clan Arena e Dragone contrapposti ai Grande Aracri, che
nei primi anni del 2000 si erano fatti una guerra sanguinosa; guerra
cessata quando l’afflusso del denaro pubblico ha iniziato a dare i primi
utili, mettendo d’accordo le famiglie rivali.
Il volto pulito di questo business dei
migranti era Leonardo Sacco, Mr. Misericordia nell’inchiesta Johnny;
Sacco ha intrecciato rapporti con politicanti di tutti i colori e gli
schieramenti possibili, considerato vicino alla parlamentare Dorina
Bianchi, come alla famiglia dell’attuale ministro degli Esteri, Angelino
Alfano, qualche anno fa Sacco è finito nell’occhio del ciclone per aver
indicato Lorenzo Montana, cognato del fratello di Alfano, per dirigere
la struttura di Lampedusa, anch’essa finita sotto il controllo degli
Arena.
In questa sporca storia c’è tutto il
business dei migranti, un tema che nessuno vuole risolvere né
regolamentare sul serio perché muove interessi enormi; un tema che si
vuole mantenere nell’eterna emergenza perché è così che s’aggirano
regolamenti e leggi. Un tema su cui si costruiscono fortune economiche e
politiche sulla pelle di disgraziati affamati, sfruttati come schiavi
dall’economia in nero e additati come il “nemico”.
A fare le spese di tutto questo scempio,
come sempre, sono gli ultimi; quelli che arrivano con la speranza di un
futuro migliore, gente che si deve scontrare non solo con le avversità
di un viaggio terribile ma anche contro il razzismo dilagante
dell’italiano medio, alimentato dagli stessi politicanti che poi fanno
affari e mangiano sui Cara, come si è visto da quest’ultima inchiesta in
ordine di tempo.
In breve, il business dei migranti
costituisce un affare d’oro per coloro che speculano sulla disperazione
della gente creando una doppia morale: faccio affari, mi riempio le
tasche ma nello stesso tempo sbandiero ai quattro venti che c’è un
invasione in corso; il tutto per distogliere l’attenzione della
popolazione dai problemi reali quanto irrisolti, il tutto per alimentare
il business dei migranti fatto di pseudo accoglienza, pessima
organizzazione e corruzione che vi ruota attorno, ingrassando personaggi
ignobili (vedi quelli appena arrestati) sulla pelle di disgraziati di
cui a nessuno importa.
Di Sebastiano Lo Monaco