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venerdì 13 ottobre 2017

0 Il 14 ottobre 1859 nasce a Saint-Chamond, Francia, l’Anarchico François Koenigstein conosciuto come Ravachol.

Il 14 ottobre 1859 nasce a Saint-Chamond, Francia, l’Anarchico François Koenigstein conosciuto come Ravachol.
Il padre Jean Adam Koenigstein, operaio di origini olandesi e la madre Marie Ravachol, francese.
Il 1º maggio del 1891 il governo francese fece reprimere una manifestazione a Fourmies con l'uso delle armi, 14 persone furono uccise e 40 ferite. Nello stesso giorno a Clichy la polizia arrestò alcuni Anarchici che avevano usato delle armi, furono condannati a lunghe detenzioni e ai lavori forzati. L'11 marzo del 1892 Ravachol mise una bomba nella casa del giudice di Clichy e il 27 marzo in casa del procuratore. Nello stesso mese organizzò un attentato presso una caserma di Parigi. Gli attentati provocarono grossi danni ma non fecero vittime. Ravachol fu riconosciuto dal proprietario del ristorante "Very" nel quale si trovava per colazione e arrestato. Alla vigilia del suo processo il 26 aprile, il proprietario, l’infame, fu giustiziato da una bomba messa nel suo ristorante.
Alcune parti del discorso di Ravachol davanti ai giudici:
Se prendo la parola, non è per difendermi degli atti di cui mi si accusa, poiché solo la società che, con la sua organizzazione, mette gli uomini in continua lotta gli uni contro gli altri, è responsabile. Non vediamo in tutte le classi, in tutti gli ambienti, delle persone che desiderano la disgrazia dei loro simili se questa può procurare loro dei vantaggi? Esempio: un padrone non si augura di veder sparire un concorrente? Tutti i commercianti, in generale, non vorrebbero, reciprocamente, essere i soli a godere i vantaggi che possono venire dalla propria industria? Ebbene, in una società dove si producono simili fatti non devono sorprendere atti del genere di quelli che mi si rimproverano, i quali non sono altro che la logica conseguenza della lotta per l’esistenza che si fanno gli uomini che per vivere sono obbligati ad impiegare tutti i mezzi possibili. Quando i padroni licenziano gli operai si preoccupano poco di vederli morire di fame. Vi sono alcuni che si trovano in stato di necessità e che muoiono prematuramente in seguito a privazioni di ogni tipo, o volontariamente suicidandosi in ogni modo da porre fine ad un’esistenza miserabile o per non aver potuto sopportare i rigori della fame, le onte delle innumerevoli umiliazioni senza alcuna speranza di vederli finire. Ebbene! tutto questo accade in mezzo all’abbondanza di ogni tipo di prodotto. Si capirebbe se tutto questo avesse luogo in un paese povero di prodotti, dove vi è la carestia; ma in Francia, dove regna l’abbondanza, dove le macellerie sono stracolme di carni, i panifici di pane, dove i vestiti, le scarpe riempiono i magazzini, dove vi sono appartamenti vuoti, come ammettere che nella società tutto va bene quando si vede così bene il contrario? Vi sono delle persone che piangono tutte queste vittime ma dicono che non è possibile far niente! Che ognuno se la sbrogli come può! Cosa può fare colui che, pur lavorando, manca del necessario? Se non lavora, non gli resta che lasciarsi morire di fame, e allora qualcuno getterà qualche parola di pietà sul suo cadavere. Ecco ciò che ho voluto lasciare ad altri. Ho preferito diventare contrabbandiere, falsario, ladro e omicida! Avrei potuto mendicare, ciò è degradante e vigliacco ed è anche punito dalle vostre leggi che fanno della miseria un delitto. Ecco perché ho commesso gli atti che mi si rimproverano e che sono la conseguenza logica dello stato barbaro di una società che non fa altro che aumentare il numero delle sue vittime col rigore delle sue leggi che intervengono sugli effetti senza mai toccare le cause! Ebbene, signori, non vi sono criminali da giudicare ma le cause del crimine da distruggere. Cosa bisogna fare allora? Distruggere la miseria, questo genio del crimine, assicurando a ciascuno la soddisfazione di tutti i propri bisogni. E quanto sarebbe facile realizzarlo. Bisognerebbe stabilire la società su nuove basi in cui tutto fosse in comune, in cui ciascuno producendo secondo le proprie possibilità e le proprie forze, potesse consumare secondo i propri bisogni. Sì, lo ripeto, è la società che fa i criminali e voi, giurati, invece di colpire loro, dovreste impiegare le vostre forze a trasformare la società. Io sono solo un operaio senza istruzione, ma poiché ho vissuto l’esistenza dei miserabili, sento meglio di un ricco borghese l’iniquità delle leggi repressive. Giudicatemi, signori giurati, e, se mi avete compreso, nel giudicarmi, giudicate tutti i disgraziati che la miseria, alleata alla fierezza naturale, ha fatto diventare criminali e che in una società intelligente sarebbero state persone come tutte le altre.
Muore l’11 luglio 1892, ghigliottinato pubblicamente a Montbrison, Francia.
 
 Ⓐ Walter Ranieri

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