Il muro
(Foto di Antonietta Chiodo)
E’ di poche ore fa la notizia di un camion scagliato da un uomo
palestinese contro soldati israeliani alle porte di Gerusalemme Est:
alle 14.00 di oggi le fonti diplomatiche confermano 4 morti e 15 feriti.
L’ uomo, il cui nome è stato da poco reso noto come Sami al Kanbar, di
Jabel el Mukhaber, sembra abbia diretto il proprio mezzo pesante contro
giovani militari appena scesi da un bus. Rialzandosi illesi, alcuni di
loro hanno prontamente impugnato le proprie armi aprendo il fuoco e
uccidendo così l’uomo sul colpo. Non si sono fatte attendere le prime
dichiarazioni da parte della diplomazia israeliana via Twitter: “Quando
il mondo capirà che il problema è l’odio palestinese?”. Così il
portavoce del ministero degli Esteri israeliano Emmanuel Nahshon ha
commentato l’accaduto.
E’ bene ricordare che negli ultimi mesi Israele si è dimostrato
sempre più pressante nei confronti di attivisti e giornalisti,
violandone la privacy attraverso il blocco continuo dei profili sui
social network e le incursioni notturne all’interno delle loro
abitazioni, utilizzando la detenzione amministrativa come copertura per
il sempre maggior numero di minori rapiti alle loro famiglie, a cui
viene inoltre negato un supporto legale. Le incursioni armate
all’interno dei campi profughi in molte zone, sostenute dal
silenzio-assenso dell’ANP, non facilitano il lavoro diplomatico ed
umanitario.
L’associazione per i diritti umani Human Right Watch dichiara
pubblicamente l’illegittimità degli atti della polizia israeliana nei
confronti del popolo palestinese dichiarandoli comportamenti non
supportati dall’autodifesa, come invece vorrebbero farci credere. Da
Ottobre 2016 ad oggi sono stati inoltre resi noti 150 casi in cui hanno
perso la vita bambini ed adulti palestinesi nella sola zona della West
Bank occupata.