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martedì 24 gennaio 2017

0 Ⓐ Il 25 gennaio 1882 nasce a Nuoro l’Anarchico Francesco Cucca.

Il 25 gennaio 1882 nasce a Nuoro l’Anarchico Francesco Cucca. Scrittore e poeta. Anticlericale e anticolonialista. Ancora fanciullo perdette il padre, e per volere dei suoi dovette adattarsi a fare il pastore all'età di nove anni nell’ovile di uno zio. Fu probabilmente zio Raffaele ad insinuare nella mente del ragazzo l'idea di emigrare, abbandonare quelle terre impervie e quel mestiere “sciagurato". All’età di 14 anni partì per Iglesias e lì lavorò come garzone di cantina, e più tardi andò in miniera. Da autodidatta, iniziò qui la sua raccolta di libri, di riviste, di giornali, libri, antologie e raccolte di passi dei migliori autori della letteratura del periodo. Letture spesso frettolose per la bramosia e la sete di sapere. All’età di 20 anni passò alle dipendenze di un'impresa di Livorno che importava legname dall'Africa, e fu mandato in Tunisia, come rappresentante. Andò in Africa nel 1902 e vi rimase fino al 1939 (trentasette anni!). La vista del mondo nuovo lo sedusse subito. Venne a contatto con l'ambiente arabo in una maniera impressionante, quasi "miracolosa". Di quella stirpe assunse costumi, linguaggi, credenze, modi di vita; ne ricevette pene, aspirazioni, tormenti. Viaggiava continuamente, per città e per villaggi; conobbe popoli, usi e costumi diversi, li studiò con amore e ne assimilò la cultura al punto di essere considerato e trattato dagli arabi come uno di loro. Studiava molto ed alle "buone" letture dedicava non poche delle ore che riusciva a strappare al suo quotidiano lavoro. Parlava e scriveva correttamente diverse lingue ed era informato sui più importanti avvenimenti letterari. In terra maghrebina comincia inoltre la sua produzione in prosa e in versi. Francesco Cucca fu un uomo libero. In lui vi fu una continua, irresistibile quasi ossessionante voglia di libertà; una libertà totale per la quale e in virtù della quale egli modellò coerentemente un'intera esistenza. Un'aspirazione che del poeta stesso ne ha costituito la più importante ragion d'essere, la sua più squisita aspirazione di vita ma nello stesso tempo ne ha incarnato brillantemente l'eterna condizione di precarietà e di alterna vicissitudine. Aderì all'Anarchismo e a tutta un'ideologia che promuovesse idealisticamente e socialmente i diseredati e gli oppressi. Anticlericale, anticolonialista, antinterventista, preferì vivere da uomo davvero libero, profondamente orgoglioso della sua sardità. La sua originalità sta nell'essere stato in terra d'Africa. Non la Roma umbertina; non la Pisa o la Livorno Anarchico- intellettualistica; non la Milano dell'industrialismo nascente, ma l'Africa maghrebina, quella povera, sfruttata, sottomessa, colonizzata, subalterna. Vien da chiedersi quali fossero i limiti di un tale personaggio, e ancor più la domanda s'impone nel momento in cui si dovrà ricordarlo, non per una "celebrazione" che abbia lo spazio di una giornata, ma per valutare liberi da condizionamenti la figura di un intellettuale sardo intorno al quale è caduto il silenzio.
  
fonte : Walter Ranieri

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